Da un’intervista pubblicata su Il Pane e le Rose
http://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o32211:e1
La presa dei palazzinari sulla capitale è sempre più impressionante. Ora non ci si limita ad attaccare con forza zone con aree verdi non vincolate relativamente ampie, come è stato fatto grazie allo sciagurato Prg di Veltroni. La spinta attuale – incoraggiata dal Piano Casa targato Polverini – è quella di intervenire massicciamente anche in quartieri che già presentano una straordinaria intensità abitativa, come Torpignattara e Quadraro Vecchio, nel VI Municipio. Ne abbiamo parlato con le compagne ed i compagni dell’ Orto Ins-orto, che, rispetto ai processi in atto, propongono un’opposizione radicale, tale da non impantanarsi in quei tavoli di “mediazione” che finiscono per avvantaggiare i soli costruttori.
Quando avete avvertito il pericolo di una cementificazione nel vostro territorio?
I primi segnali li abbiamo colti tra il maggio ed il giugno scorsi. Abbiamo potuto vedere dei movimenti terra in via dei Pisoni e in via degli Angeli, davanti all’Orto. Non si trattava della partenza vera e propria di costruzioni. Semmai erano scavi volti a verificare che non vi fossero emergenze archeologiche: un’operazione preliminare che non ha bisogno di autorizzazioni e che serve a non avere problemi con la sovrintendenza. A dicembre poi vi è stato il bando pubblico per costruire 108 alloggi di edilizia pubblica residenziale, sempre in via degli Angeli, però in un punto diverso. Un bando cotto e mangiato, con la società vincitrice già designata: il discusso Consorzio Cooperative Costruzioni, un vero e proprio colosso economico, interno alla Lega delle Cooperative, coinvolto in scandali in varie parti d’Italia.
Ci potete spiegare meglio i contorni di questa speculazione edilizia?
Certo, essa comprende due cose in parte separate fra loro. I movimenti terra che abbiamo registrato erano volti a portarsi avanti col lavoro in attesa del varo del Piano Casa della Regione. Il bando, invece, è un po’ un’eredità del vecchio piano di riqualificazione del Quadraro, che il centrosinistra provò ad imporre in questo territorio a metà anni ’90. In quel caso si parlava di piccoli consorzi di proprietari che potevano abbattere le case vecchie per costruirne di nuove, chiaramente con un aumento delle cubature. Nella fase intermedia tra l’abbattimento dei vecchi palazzi e la costruzione dei nuovi, si sarebbero realizzate delle “case-parcheggio”. A questa operazione era particolarmente interessata l’AIC (Associazione Italiana Case), anch’essa facente parte della Lega delle cooperative, nota per aver realizzato il quartiere Casilino 23. Qui il piano incontrò una forte opposizione e dunque il centrosinistra fu costretto ad abbandonarlo. Oggi, però, su quelle basi tirano fuori 108 nuovi alloggi.
La questione del Piano Casa targato Polverini è diversa. Tra i suoi aspetti centrali vi è il cambio di destinazione d’uso, per cui un’officina può diventare abitazione, con una cubatura maggiore.
Quale impatto pensate possano avere queste due operazioni?
Intanto, i punti in cui si attuerà la cementificazione sono molteplici. Tra questi, appunto, Via degli Angeli e, caso clamoroso, via Pevestrello. Qui stava la marana: è una zona più bassa del resto del quartiere, dove l’acqua sgorga da sotto il suolo (è l’acqua bullicante che, nelle vicinanze, ha dato il nome ad una via). In più, vi è la parte dove apriranno la Metro C, in quell’area che .- dopo piazza Malatesta – risulta praticamente priva di edifici. Tutto ciò è assurdo, se si pensa alle caratteristiche del VI Municipio. Se fosse un comune, con i suoi 16.293 abitanti per Km2, supererebbe Portici e risulterebbe primo in Italia e quasi senza rivali in Europa. In più, questo municipio ha pochissimo verde (circa 3 mq per residente, a fronte dei 9 a residente previsti per legge), peraltro non sempre fruibile, dato che il Parco Archeologico di Centocelle è perlopiù chiuso. Per non dire dei problemi del traffico e dell’inquinamento atmosferico che, secondo il Comune di Roma, qui registra i suoi picchi peggiori. Non sono dati sorprendenti, se si pensa che qui passano ben 3 vie Consolari (la Casilina, la Prenestina e la Tuscolana). Si può dire che piove sul bagnato, che viene peggiorata grandemente la qualità della vita di una zona che già vive una situazione estrema.
Su questo, qual è la posizione del ceto politico locale?
Naturalmente, il centrodestra benedice queste speculazioni, che spaccia come volano per il rilancio dell’economia di una città (e di una regione) in difficoltà. I partiti della sinistra istituzionale nei confronti del Piano Casa recitano il ruolo di oppositori. Però qui hanno promosso anche loro delle speculazioni, come quella di metà anni ’90 che si riuscì a bloccare. Ed hanno legami con soggetti discutibili, tipo il piccolo speculatore di zona – testa di ponte per soggetti economici assai più potenti – che ne ha finanziato la campagna elettorale, presentandosi a sua volta in una lista civica affiliata al cartello “progressista”. Del resto, personaggi di questa risma, più o meno legati al mondo politico, si possono trovare in tutti i territori.
Forse, rispetto ai tempi del vecchio piano di riqualificazione del Quadraro le cose sono cambiate…
Certo, ora c’è un quadro nuovo. Rutelli e Veltroni sono stati proni ai voleri dei grandi palazzinari ed hanno promosso un violentissimo attacco all’agro romano. Però con loro veniva consumato principalmente il territorio oltre il raccordo anulare, laddove il Piano Casa targato Polverini consente di inoltrarsi praticamente in ogni parte della città. Il cambio di destinazione d’uso degli immobili, consente di trasformare tutta quella serie di officine e capannoni industriali che sono tipici dei quartieri popolari. E dà la possibilità di colpire, ad esempio, il Quadraro vecchio, che è riuscito sin qui a mantenere la sua integrità. Ciò perché per decenni le modifiche sono state bloccate, per paradosso, dal progetto di riqualificazione legato allo SDO (Sistema Direzionale Orientale). Il quale bloccava le singole operazioni speculative perché prevedeva che tutto andasse distrutto e ricostruito. Ma questo progetto, la cui prima formulazione risale al 1957 (e che riguardava praticamente quasi tutta la fascia est della metropoli), al principio dei ’90 è stato ridimensionato, riducendosi all’area più a nord, verso Pietralata. Quindi, vi è stata la già accennata presentazione del Piano di riqualificazione “di sinistra”, sconfitto da una mobilitazione popolare. Per cui, fino ad oggi, le agenzie immobiliari hanno potuto al massimo impossessarsi di case vecchie, per restaurarle, più meno malamente, e rivenderle. Realizzando, certo, lauti guadagni, ma senza alterare l’assetto complessivo della zona. Oggi vogliono veramente manomettere la struttura urbanistica del nostro territorio.
Del resto, zone come Quadraro Vecchio e Certosa sono piuttosto appetibili. Con le loro case basse (anche se non sempre in condizioni ottimali), possono richiamare alla mente le “città giardino”. Quel che si rischia è l’avvio di un processo di “gentrificazione” analogo a quello che da tempo si sta verificando in altre aree della città…
Potete specificare questo concetto?
Prima va fatta una premessa. Roma si è espansa a dismisura, negli ultimi anni. Per esempio, in questa stessa fascia della città, ma in un altro municipio, cioè nella zona di Portonaccio, Caltagirone ha realizzato un ampio insediamento edilizio che ha potuto rivendersi niente meno che come “nuovo centro di Roma”. Considerata l’attuale estensione della metropoli, le zone della periferia storica o comunque collegate al resto della città da stazioni della metro vengono dipinte come “cuore” della città. Ciò, in un quadro in cui si è abbandonata la logica che ha portato, anche in tempi recenti, a costruire quartieri in aree prive di qualunque servizio e di seri collegamenti, tipo Ponte di Nona, nell’ottavo municipio. Oggi si prospetta, ad esempio, di allungare la bretella della B1 sino al centro commerciale Porta di Roma, per poi costruire un nuovo quartiere che, nonostante la grande distanza dal Campidoglio, potrà così essere presentato come area non periferica.
In tale contesto, è ovvio che zone come la nostra non siano più considerate periferia e risultino esposte ad operazioni di speculazione edilizia. Queste passano per rapide ristrutturazioni di immobili degradati e provocano profondi mutamenti. I quali, certo, non si verificano dall’oggi al domani, ma giungono a snaturare i quartieri, creando il fenomeno della “gentrificazione” prima accennato. Un processo come quello che da noi è al principio comporta l’aumento del prezzo delle case e degli affitti, determinando dunque l’espulsione progressiva dei proletari, italiani ed immigrati, e la loro sostituzione con nuovi strati sociali più abbienti. Fenomeni analoghi li abbiamo potuti osservare bene in altre parti della città, come il limitrofo Pigneto, dove questa tendenza è in fase avanzata, o San Lorenzo, dov’è addirittura alle sue battute finali. In questi territori, i cambiamenti nella composizione sociale si sono accompagnati alla destinazione a luoghi di ritrovo e di divertimento per migliaia di persone di tutta la città, con una grande proliferazione di locali, più o meno in. Dunque, nell’arco di un determinato lasso di tempo (magari un quindicennio) può essere stravolto un intero tessuto sociale.
Come intendete portare avanti la lotta?
Il nostro obiettivo di fondo è quello di rallentare ed ostacolare il più possibile questo processo. Ciò, seguendo una precisa filosofia, lontana da quelle forze della sinistra anche alternativa che siedono ai tavoli con i costruttori pensando di “governare” i cambiamenti urbanistici. Si pensi a quei quartieri dove i piani di riqualificazione sono stati avallati dalle forze “progressiste”, prese dall’illusione di apportare migliorie. Questi soggetti politici hanno coperto “da sinistra” la cementificazione, senza ottenere nulla: in molti territori “riqualificati” i palazzinari hanno costruito a loro piacimento senza neanche realizzare le modeste compensazioni previste, come la realizzazione di piccole aree di verde pubblico attrezzato o la ristrutturazione, a fini sociali, di stabili abbandonati.
Noi vogliamo sviluppare un’azione totalmente dal basso, rivolta contro la cementificazione e tale da coniugare la rivendicazione di una migliore qualità della vita con il discorso relativo al bisogno della casa. Le speculazioni edilizie non risolvono l’emergenza abitativa, semmai la amplificano. Questo è un punto che non ci stancheremo mai di sottolineare. Noi contrasteremo gli sfratti uno ad uno, attraverso i picchetti. Cercheremo di realizzare un censimento delle case sfitte e di renderlo pubblico, perché la loro requisizione è lo strumento principe per affrontare il dramma dei senza casa. La nostra parola d’ordine è “cemento zero”. Non solo rispetto alla questione della casa ma anche per soddisfare bisogni culturali e di socialità non c’è bisogno di costruire nulla. Al limite, si possono valorizzare strutture esistenti ed in disuso, come il cinema Impero a Tor Pignattara, che potrebbe essere restaurato e recuperato a fini collettivi.
La nostra vuole essere un’attività di controinformazione che si muova anche sul versante dell’offensiva concreta, di massa contro certi interessi. Abbiamo iniziato il 27 gennaio con un’assemblea pubblica presso la sala consiliare del Municipio, ora stiamo contattanto tutti i comitati territoriali, Prevediamo una lunga battaglia.
A cura de Il Pane e le rose – Collettivo redazionale di Roma